Maurizio Rinaudo, lo spirito della natura.

Può, l’uomo, l’artista, incantarsi ancora al cospetto della natura, ritrovarvi di nuovo e sempre l’energia della vibrazione cromatica, del palpitare della vita, di quel senso moderno di realtà e speranza incarnato dall’arte immortale dei maestri tra Otto e Novecento?
La risposta è ovviamente positiva, anche perchè la fascinazione della natura è tema universale, diversamente interpretato e sentito nel corso delle epoche storiche, ma ugualmente presente e colmo di stupore.
Maurizio Rinaudo è cantore del ‘bello di natura’ che ha dato origine a tutta la poetica ottocentesca, dall’intensità romantica e sublime, in aperto contrasto con la ricerca del ‘bello ideale’, afflato neoclassico settecentesco di geniale armonia, ma, a volte, intriso anche di statico accademismo.
L’impulso della natura, la vitalità che si riflette nel cromatismo acceso e nella pennellata vigorosa, nel tonalismo fortemente contrastato, con quei chiaroscuri giocati sul colore: questi i temi della pittura di un secolo di rivoluzioni, non solo industriali, ma anche sociali, estetiche, politiche.

La pittura si riappropria del suo elemento, dell’universo, del Creato e Rinaudo ne coglie l’essenza anche oggi, cioè la vita. Mazzi di fiori, boschi, montagne, campi, ritratti: l’arte è quotidiana visione, quindi ne rispecchia la multiforme varietà e nell’opera di Rinaudo diventa essenza, simbolo, genuina protagonista dell’esistere.

Al di là di alcune sperimentazioni, interessanti perchè di qualità e originali, Rinaudo affida alla tradizione più alta della pittura figurativa la propria voglia di vivere e dipingere.
Questo lo si nota nel suo procedere d’istinto, rapido, incisivo, sprezzante della forma, a favore di una ricerca dinamica e gestuale, che straccia un ‘perbenismo pittorico’ per addentrarsi in foreste coloristiche e liriche, vissute su contrasti decisi.
I petali dei suoi fiori, scavati nella pittura eppure così lievi, vitali, illuminati dal guizzo della vita, squarciano il fondo infuocandolo di rossi, verdi, gialli, blu, esaltandone l’essenza, quasi ritratti di persone, come fossero immagini della sua anima. 



Dott. Guido Folco
Critico - Giornalista - Editore Italia Arte